SINDROMI RESPIRATORIE ACUTE DA CORONAVIRUS: SARS, MERS E COVID-19

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SINDROMI RESPIRATORIE ACUTE DA CORONAVIRUS: SARS, MERS E COVID-19

Le patologie respiratorie rappresentano il 75-80% di tutte le morbosità acute e la maggior parte è causata da infezioni virali. L’incidenza (nuovi casi di malattia in una popolazione) varia in modo inversamente proporzionale all’età (maggiore nei bambini più piccoli rispetto ai giovani adulti), ma la morbosità (rapporto fra il numero di ammalati e la popolazioneè significativamente più elevata nella popolazione anziana. Anche la stagionalità è una caratteristica variabile: l’incidenza è minima nei mesi estivi e massima in quelli invernali.

I virus maggiormente responsabili di malattia respiratoria acuta (ARDS, Acute Respiratory Disease) comprendono i virus influenzali, parainfluenzali, il virus respiratorio sinciziale (RSV), gli adenovirus, i rinovirus e i coronavirus respiratori. 

I coronavirus sono virus a RNA a singolo filamento, appartengono alla famiglia dei Coronaviridae e all’ordine dei Nidovirales e comprendono 39 specie capaci di infettare sia l’uomo che altri mammiferi e uccelli. Il materiale genetico è circondato da un envelope a doppio strato lipidico, dalla cui superficie si proiettano delle spicole glicoproteine che conferiscono al virione l’aspetto di una corona di spine o di una corona solare (da cui deriva il nome scientifico). I coronavirus, insieme ai rinovirus, sono considerati una causa primaria di raffreddore. 

Tra i tipi di coronavirus che causano infezioni respiratorie gravi acute si annoverano:

–        SARS-CoV, coronavirus responsabile della SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) emersa in Cina alla fine del 2002 e in seguito diffusa in tutta la regione asiatica e successivamente in tutto il mondo; il virus presenta una virulenza insolitamente elevata per l’uomo e si trasmette, così come per i virus del comune raffreddore, attraverso gli occhi, il naso e la bocca con goccioline infettive. 

–        MERS-COV, coronavirus responsabile della sindrome respiratoria del Medio Oriente MERS (Middle East Respiratory Syndrome), emersa nel 2012 in Arabia Saudita e responsabile di una malattia respiratoria acuta fatale (con sintomi quali tosse, febbre e dispnea) che determina, inoltre, insufficienza renale. Il tasso di mortalità della MERS è del 30-40%. La maggior parte dei casi di MERS sono stati associati a viaggi o soggiorni nella penisola araba; la trasmissione avviene attraverso lo stretto contatto con persone malate. Non esiste attualmente nessuna terapia specifica per MERS – CoV né alcun vaccino.

–        SARS-CoV 2 Il nuovo coronavirus è stato identificato come virus causa dell’epidemia di infezioni respiratorie comparse per la prima volta nel dicembre del 2019, a Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina, dove iniziarono ad essere riportati casi di polmoniti anomale di origine ignota. Il 9 Gennaio 2020 fu annunciata l’identificazione di un nuovo Betacoronavirus mai visto prima. A distanza di un mese la Commissione Internazionale per la Tassonomia dei Virus (ICTV) gli attribuì il nome di SARS-CoV-2 e di COVID19 alla patologia correlata. L’11 marzo Tedros Adhanom Ghebreyesu, direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in una conferenza dichiarò lo stato di pandemia mondiale. Gli studi di biologia molecolare hanno evidenziato che il SARS- CoV 2 usa lo stesso recettore del SARS-CoV per poter entrare nelle cellule, il quale è maggiormente espresso sulle cellule epiteliali delle vie aeree. Il virus sembra replicarsi più velocemente nelle cellule epiteliali delle vie aeree dell’uomo rispetto a SARS e MERS, giustificando la sua maggior infettività. 

POLMONITE DA SARS COV- 2 E MALATTIA COVID 19

L’infezione da nuovo beta-coronavirus SARS-CoV-2 si è diffusa con straordinaria velocità provocando una pandemia che ha superato, come diffusione e impatto letale, quella della febbre spagnola di inizio XX secolo. La malattia da SARSCoV-2 è stata clinicamente definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come COVID-19 (Coronavirus Disease-19).

Il virus SARS-CoV-2 è un virus zoonico (trasmesso dagli animali all’uomo), il settimo virus della famiglia dei Coronavirusumani (hCoV) ad essere stato identificato dopo il 229E, NL63, OC43, HKU1 (scoperti a partire dagli anni ’60) e i più recenti MERS-CoV (2012, Arabia Saudita) e SARS-CoV (2002, Hong Kong). Il virus SARS-CoV-2 si colloca nell’ordine Nidovirales, famiglia Coronaviridae, sottofamiglia Orthocoronavirinae, genere Betacoronavirus e sottogenere Sarbecovirus. Al genere Beta appartengono anche OC43, HKUI, SARS-CoV e MERS-CoV. L’RNA del SARS-CoV-2 è racchiuso in una capsula di forma sferica, composta da cinque tipi di proteine: le proteine spike (S), le proteine dell’involucro (E), le proteine di membrana (M), la proteina emoagglutinina-esterasi (HE) e la proteina nucleocapsidica (N), tutte legate all’RNA. SARS-CoV-2 è stato così denominato perché presenta un genoma al 75-80% identico a quello del virus SARSCoV (Severe Acute Respiratory Syndrome-CoronaVirus),

Il tempo di incubazione è di circa 4-5 giorni. Le prime cellule attaccate dal virus SARS-CoV-2 sono le cellule ciliate di nasofaringe e trachea e le cellule della mucosa olfattiva. In seguito all’ingresso del virus, oltre alla replicazione virale, si attivano alcuni sistemi di sorveglianza cellulare. Se il virus non viene eliminato può diffondersi fino a polmoni e alveoli (tratto respiratorio inferiore), causando una polmonite interstiziale bilaterale. Da un punto di vista patogenetico, vi sono desquamazione degli pneumociti, edema polmonare e formazione di membrane ialine, come nei casi di ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto). Sono visibili infiltrati infiammatori interstiziali, in maggior estensione da linfociti. I reperti anatomopatologici di COVID-2019 assomigliano molto a quelli di SARS e MERS. L’infezione COVID-19 è un’infezione acuta a risoluzione spontanea, ma in alcuni casi può risultare fatale. Un quadro grave di insorgenza di malattia può portare a morte per danno alveolare diffuso massivo risultante in insufficienza respiratoria terminale. 

L’infezione da SARS-CoV-2 si ritrova in soggetti di tutte le età, tuttavia bambini e giovani adulti (<50 anni) posso risultare spesso asintomatici o presentare sintomi non gravi associabili a sindrome simil-influenzale (febbre, tosse e astenia). Il rischio di incorrere in difficoltà respiratorie, problemi cardiaci, complicanze multi-organo e necessità di ospedalizzazione (fino al decesso) aumenta con l’età. La presentazione clinica può variare da una sintomatologia respiratoria lieve a polmoniti gravi a prognosi infausta. I sintomi più frequenti sono febbre, tosse, mialgia o astenia e dispnea e possono comparire tra i 2 ed i 14 giorni dopo l’esposizione. In più dell’80% dei casi contagiati la malattia evolve benignamente, mentre nei restanti casi la malattia può degenerare dopo 7-10 giorni dall’esordio in una fase infiammatoria, cui segue una successiva reazione iper-infiammatoria disregolata caratterizzata dal rilascio di citochine pro-infiammatorie a livello polmonare e sistemico, in un quadro clinico di polmonite grave (interessamento > 50% dei polmoni) e di ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome).

Si registrano tre tipologie di stato clinico: Covid-19 acuta (inferiore alle 4 settimane), Long-Covid-19 sintomatica persistente (tra 4 e 12 settimane), Sindrome post-Covid-19 (sintomi e segni superiori alle 12 settimane). La terapia attualmente a disposizione per il trattamento della patologia da COVID-19 si avvale di anticorpi monoclonali, antivirali, corticosteroidi ed ossigenoterapia, oltre che di terapia adiuvante.

LA VACCINAZIONE ANTI-COVID 19

Il COVID-19 continua a rappresentare una minaccia per la salute pubblica nonostante la pandemia sia finita. Il suo impatto e le due dimensioni sono paragonabili a quelli dell’influenza. Il SARS CoV 2 rimarrà presente in Europa come patogeno endemico nel prossimo futuro. La maggior parte della popolazione italiana è stata vaccinata contro il COVID-19 e ha contratto una o più infezioni da SARS CoV-2. Grazie alla protezione immunitaria acquisita, le infezioni da varianti di SARS CoV-2 circolanti sono prevalentemente lievi negli individui sani, anche se il rischio di decorsi gravi da COVID-19 continua ad aumentare costantemente con l’aumentare dell’età.

I vaccini anti-COVID sono stati fondamentali per contrastare la pandemia e si stima che abbiano salvato la vita di oltre 1,4 milioni di persone nell’area europea dell’OMS e oltre 20 milioni di vite in tutto il mondo. La vaccinazione anti-COVID, pertanto, rimane uno strumento essenziale per combattere la patologia e fondamentale per anziani, pazienti cronici e operatori sanitari. Tuttavia, la raccomandazione di vaccinazione si estende a tutta la popolazione. Nella maggior parte dei Paesi europei, così come in Italia, le campagne di vaccinazione anti-COVID sono campagne annuali (autunno-inverno), in concomitanza con le campagne di vaccinazione anti-influenzali. Così come avviene per i virus influenzali, anche per la patologia da COVID-19 è prevedibile un aumento dei casi durante i mesi autunnali e invernali, e annualmente dovranno essere aggiornati i vaccini a disposizione secondo le varianti circolanti, per mantenere la protezione durante la stagione di maggiore circolazione virale. Il gruppo di lavoro tecnico dell’OMS sulla composizione del vaccino COVID-19 si riunisce regolarmente per valutare l’impatto dell’evoluzione del SARS CoV-2 sull’efficacia dei vaccini approvati.

Le attuali raccomandazioni del Ministero della Salute indicano che, oltre all’immunità di base, i seguenti gruppi di persone dovrebbero ricevere una vaccinazione annuale in autunno con vaccino a base di mRNA o proteine, in conformità con l’approvazione dell’adeguamento vaccinale raccomandato dall’OMS: persone di età pari o superiore a 60 anni, ospiti di strutture lungodegenti, persone da 6 mesi a 59 anni con elevata fragilità, operatori sanitari, donne in gravidanza, individui con patologie croniche fra le quali quelle dell’apparato cardiocircolatorio, respiratorio, neurologico o diabete. 

Si ricorda che è possibile effettuare la somministrazione concomitante del vaccino anti-COVID e di un altro vaccino inattivato (ad esempio HPV o influenza). I più recenti studi scientifici hanno dimostrato che la vaccinazione COVID-19 è in grado di prevenire anche le condizioni di post-COVID 19, incluso il Long COVID. La vaccinazione anti COVID può essere eseguita presso il proprio medico di base, durante la campagna vaccinale anti-influenzale annuale, oppure presso il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 9. 

FONTI

https://www.fadoi.org/wp-content/uploads/2021/01/FADOI_Guida-clinico-pratica-COVID-19_rev9.pdf

https://www.aiponet.it/editoria/aipo-ricerche-edizioni/prodotti-editoriali/127-documenti-covid-19/2485-gestione-pneumologica-dei-pazienti-con-infezione-respiratoria-da-covid-19.html

https://www.iss.it/en/rapporti-covid-19

https://www.fimmg.org/it/31268

https://www.aiporassegna.it/article/view/525

https://www.epicentro.iss.it/vaccini/vaccini-covid-19-raccomandazioni

https://www.microbiologiaitalia.it/virologia/virus-sars-cov-2/

https://www.unisr.it/news/2020/3/viaggio-al-centro-del-virus-come-e-fatto-sars-cov-2

https://link.springer.com/article/10.1007/s40199-022-00446-8

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Silvia Stefanini

Medico Chirurgo Spec. in Igiene e Medicina Preventiva, iscritta all’OMCeO di Verona. Socio SITI (Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica), EUPHA (Società Europea di Sanità Pubblica) e SIMET (Società Italiana di Medicina Tropicale e Salute Globale). Ho eseguito attività di medicina territoriale per ULSS9 Scaligera di Verona e Azienda USL Toscana Sud-Est, attualmente lavoro presso AOUI Verona. Nel percorso universitario ho ricoperto ruoli di redattrice e speaker radiofonico per uRadio, web radio dell’Università degli Studi di Siena. Collaboro come co-redattrice al blog enogastronomico Bacche di Ginepro.

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