PATRIA MIA

PATRIA MIA

Sofferma, indugiante, mia la mente,

sul verbo del sommo, eterno, Dante.

Di ciò cantato de la purga gente

in politico sesto, vo pensante.

Narra, ‘l Maestro, d’italico volgo

che più non s’ama e guerra si fa,

dalla campagna dell’esile borgo

alle più alte e moderne città.

Ei l’apostrofa, a Patria nostra,

sfruttando tropi austeri ed aspri:

senza nocchier è nave ‘n tempesta

e donna che giova a brame d’altri.

Pe’ quella ch’era, il Sommo ne tratta:

maliarda nazion, di conflitti ricetto,

scissa, perduta, mai compatta,

mai proprietà, e di Chiesa ‘l tetto.

Certo son ch’il Poeta nostro,

peggio appello avrebbe in serbo,

se l’occhio suo gittasse sguardo

a le question che vi son adesso.

Siamo nazione decisa e confusa,

d’amor e d’astio colmo paese,

d’una candela la luce soffusa

solerte a tener le dispute accese.

Sicché disputar m’è tant’in viso,

ma d’uopo lo fa il viver in essa,

m’aggiorno, leggo e infine scrivo

in nom suo, e onor non cessa.

Esto onor che tu ci mostri

divien oggetto di vilipendio,

trattato mal da quei foresti

che d’amor non hanno incendio.

Esser puote ch’il foresto,

d’esto agio puro e perfetto,

n’ha più di noi poco rispetto,

ch’è’l più bello di tutt’il resto.

T’ho criticata, oh Patria nostra,

ma rammenta che penna mia,

oh luce intensa de la retta via,

in ogne caso a te si prostra.

T’ho lodata, oh Patria nostra,

ma rammenta che penna mia,

oh luce spenta ne la foresta ria,

a te crudele infin si mostra.

Sofferma, indugiante, vostra mente,

attenta e piangente esser dovrìa

su verbo espresso, aspro e pungente,

patrioti guastanti de la Patria mia.

Alessio Nucci Ruberti

La sinossi

La poesia “PATRIA MIA”, composta da dodici quartine in versi liberi con rime alternate e incrociate, si basa sulle parole presenti nel Canto VI del Purgatorio della Divina Commedia del Sommo Poeta, Dante Alighieri.
Il passaggio sul quale mi sono concentrato per scrivere questa poesia è “l’Apostrofe all’Italia”, nella quale Dante si serve di metafore di origine cruda e aspra per descrivere la sua Italia, un Paese diviso, in guerra, senza un governatore fisso e pronto ad inginocchiarsi ad ogni dominio straniero. Egli paragona la nostra Patria ad una nave in tempesta senza timoniere e successivamente ad una meretrice.
Ma cosa direbbe Dante all’Italia di oggi? Già, forse avrebbe in serbo parole peggiori; forse attribuirebbe aggettivi sgradevoli a tutti quei turisti e stranieri che agiscono senza l’intelletto, rovinando e profanando monumenti con millenni di storia alle spalle.
Ma soprattutto, cosa direbbe Dante a noi Italiani? Sicuramente ci appellerebbe con parole peggiori di quelle già espresse, perché noi per primi non abbiamo pudore delle nostre azioni e manchiamo di quel doveroso rispetto che la nostra Patria si merita, da sempre.
La poesia, dunque, vuole essere un mezzo di riflessione: le parole di Dante Alighieri sono ancora di estrema attualità e ognuno di noi dovrebbe farne tesoro.

Alessio Nucci Ruberti

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Direttore Claudio Gasparini

Giornalista, iscritto all'O.d.G. Veneto dal 1988, collaboro anche con altre testate giornalistiche cartacee, on-line e radiofoniche. Coautore del libro "Eccomi... una storia d'amore con Dio" pubblicato nel 2015. Cavaliere della Repubblica e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Socio Lions, Officer e coordinatore della rivista distrettuale.

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